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STORIA DEL SALENTO

Il Salento è una terra le cui origini affondano nella notte dei tempi, intrecciandosi con il mito, la leggenda…

Preistoria.

Le testimonianze dell'antica presenza dell'uomo in zona risalgono alla remota preistoria, quando l' Uomo di Neanderthal abitava le grotte che punteggiano il paesaggio, in particolare le cavità naturali del Capo di Leuca , le quali hanno restituito parti di manufatti e rudimentali arnesi (punte di lancia, pietre ed ossa levigate).
Agli albori della civiltà (Paleolitico) appartengono anche le famose Veneri di Parabita , ritrovate presso una grotta dell'omonimo piccolo centro e raffiguranti la Dea Madre .
Al Paleolitico appartiene anche un eccezionale monumento, la famosa Grotta dei Cervi di Porto Badisco , il mitico approdo di Enea, con il suo eccezionale patrimonio di pitture rupestri dall'arcano significato cultuale.
Il X millennio a.C. ha rappresentato la svolta per la storia dell'uomo con il passaggio da forme di economia itinerante (caccia e raccolta di frutti spontanei) tipiche del Paleolitico e Mesolitico verso forme di economia stanziale proprie del Neolitico , grazie alla scoperta dell'agricoltura e dell'allevamento. Naturalmente rivolta verso la Mezzaluna Fertile , la Puglia fece da tramite per il passaggio anche in Italia da forme di vita nomadi verso insediamenti stanziali. Le tracce del Neolitico nel Salento sono particolarmente notevoli. Da segnalare un eccezionale ritrovamento fatto a Carpignano Salentino nel 2001, ossia la scoperta di una Sepoltura a Grotticella risalente al Neolitico Finale (III millennio a.C.) recante i resti ossei di ben sei individui e parte del corredo funebre dell'ultimo individuo inumato.
Il Salento è la patria del Megalitismo . Il territorio è punteggiato dai menhir (dal bretone men - pietra e hir - lunga), enigmatici prismi di pietra detti anche pietrefitte , serviti forse per l'osservazione degli astri e l'interpretazione del cosmo. Moltissimi anche i dolmen (dal bretone taol - piatta e men - pietra), misteriosi sistemi di pietre disposte a formare un ambiente a camera utilizzato per scopi sepolcrali e rituali. Tipiche del Salento sono le specchie (forse dal latino specola , ossia luogo per osservare), incomprensibili cumuli di grosse pietre le cui funzioni non sono state ancora definitivamente chiarite, lasciando adito ad interpretazioni fantastiche che le vogliono come luoghi di sepoltura di fantomatici capi tribù o come enormi scrigni di favolosi tesori custoditi dal demonio.

I Messapi.

Il I millennio a.C. fu il periodo della fioritura della civiltà messapica . I Messapi (forse dal greco messapioi , ossia popolo dei due mari), nati dalla fusione tra un ceppo locale e popolazioni provenienti dai balcani, abitarono in città- stato cinte da possenti mura (tra le quali Ugento , Cavallino , Muro Leccese , la stessa Lecce , Roca Vecchia , Soleto ) e diedero vita ad una cultura fiorente, affine a quella ellenica. Abilissimi nelle arti guerresche i fieri Messapi furono protagonisti nelle guerre contro Taranto e contro Roma, dalla quale furono definitivamente cancellati dopo una serie di aspre campagne militari tra IV e III secolo a.C.

I Romani.

La lunga dominazione romana ha lasciato tracce indelebili sul territorio, determinandone in parte la viabilità e la toponomastica. Nonostante la mancanza di rilevanti ed eccezionali ritrovamenti archeologici, uno sguardo attento permette di individuare i tratti della centuriazione nei lunghi muretti a secco delle campagne o nella regolare viabilità rurale o, ancora, nell'impostazione dei centri storici di tanti piccoli comuni. Le antiche mappe del salento riportano, inoltre, il tratto della presunta Via Traiana Costantiniana che collegava Otranto con Lecce e con Brindisi saldandosi alla Via Appia e della Via Appia Traiana , da alcuni detta Via Sallentina , che correva lungo il litorale ionico.

I Bizantini.

Caduto l'Impero Romano d'Occidente (V sec. d.C.) e venuta a mancare la pax romana imposta sul territorio, il Salento visse le travagliate fasi del Tardo Antico con le invasioni barbariche e la dominazione degli Ostrogoti di Teodorico, fino alla prima dominazione bizantina (VI sec. d.C.), allorquando l'Imperatore d'Oriente Giustiniano concepì l'ambizioso sogno di riportare i territori sui quali si estendeva il potere di Roma sotto lo stesso governo, la stessa legge e la stessa chiesa, ma assoggettandolo al volere e alla potenza del nuovo centro del Mediterraneo, la grande Costantinopoli.
Hanno inizio nel 533- 535 le Guerre Greco Gotiche, durate fino al 553, che videro le truppe imperiali impegnate su tutta la penisola per fronteggiare gli Ostrogoti di Totila e Teia, un tempo alleati dell'Impero. Mercenari barbari al soldo dei contendenti saccheggiarono e distrussero tutto ciò che incontrarono, lasciando la penisola in ginocchio, ma sotto l'egida di Costantinopoli. Giustiniano con la sua Prammatica Sanzione puntò a riorganizzare l'Italia, ma l'avvento dei Longobardi ed il loro rapido inserimento in qualità di parte attiva e agguerrita nelle vicende politiche italiane determinò il riesplodere delle violenze e delle devastazioni. Le dispute tra principi Longobardi e tra questi, l'Impero d'Oriente e la Chiesa di Roma portarono progressivamente all'inserimento nelle vicende italiane di nuovi protagonisti in qualità di mercenari al soldo dei diversi contendenti, gli Emiri dell'Islam. L'incontro tra il mondo greco e quello arabo nel Mediterraneo centrale è stato quasi esclusivamente un avvenimento di guerra. Per tutto il Medio Evo e, addirittura, per le coste del Salento fino al Sei- Settecento, Turchi e Pirati Barbareschi provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente rappresentarono una costante minaccia per la pace e l'economia del territorio.
La lunga dominazione bizantina (VI- XI sec.) ha fortemente caratterizzato la storia, la cultura, l'economia, l'essenza stessa dei salentini, finanche della loro lingua e della religione, andando ben aldilà dei limiti storici nei quali viene ascritta.
Le continue invasioni di Avari e Bulgari nei Balcani, la conquista della Sicilia da parte dei Saraceni e il controverso fenomeno dell' Iconoclastìa spinsero profughi e monaci, milizie e truppe a dirigersi in massa verso zone più sicure, tra le quali il Salento, saldamente difeso. A questo periodo oscuro ed incerto potrebbe collocarsi l'origine e lo sviluppo di quella pittoresca ed interessante area ellenofona nota come Grecìa Salentina . L'apporto dei monaci basiliani in zona ebbe notevoli ripercussioni per le popolazioni e per l'economia locale. Questi semplici uomini di fede insegnarono alle povere comunità contadine non solo a pregare, ma anche a lavorare la terra con nuovi sistemi, ad impiantare nuove colture e curarsi.
Considerata negativamente da tanta parte della storia ufficiale, della grande stagione bizantina restano eccezionali tracce in tutto il Salento a partire dal notevole mosaico absidale (VI sec.) della Chiesa di Santa Maria della Croce a Casaranello ( Casarano ), la più antica testimonianza bizantina in Terra d'Otranto . Le chiese rupestri , le famose cripte bizantine o basiliane , conservano tesori pittorici di inestimabile valore, testimonianza di un periodo di grande fioritura per tutto il Salento. Tra queste si impone la Cripta di Santa Cristina (detta anche delle Sante Marina e Cristina ) di Carpignano Salentino, la quale conserva gli affreschi bizantini firmati e datati più antichi di cui si abbia notizia (i gruppi di Teofilatto ed Eustazio sono firmati e datati al 959 e al 1020). Tra i fiori all'occhiello dell'arte bizantina vanno annoverate la Chiesa di San Pietro ad Otranto, la Chiesa di Santa Marina a Muro Leccese e San Salvatore a Giudignano , veri gioielli di architettura, Santi Stefani a Vaste , Sant'Onofrio a Castrignano de'Greci . Traccia indelebile del filo doppio che ha sempre legato e lega tuttora questo lembo d'Italia all'altra sponda dell'Adriatico è il griko , un dialetto molto affine al greco moderno, un tempo parlato in quasi tutto il Salento, ma ora quasi dimenticato.

I Normanni.

L'XI sec. è foriero di grandi mutamenti. Le continue lotte tra principi e duchi longobardi, le controversie sempre più accese tra papato ed impero favorirono l'inserimento di un nuovo soggetto che, nel giro di pochi decenni, avrebbe determinato un cambiamento radicale nel Mezzogiorno, riunendolo in un unico grande regno durato fino al XIX sec., i Normanni.
Inseritisi in qualità di mercenari al pari dei Saraceni nelle controversie in atto, con la donazione del Ducato di Aversa nel 1054 i Normanni divennero parte attiva nelle contese, mettendo in gioco la loro indiscussa padronanza delle arti belliche insieme ad impreviste capacità politiche. Il compito affidato loro da Roma era di ardua concretizzazione, liberare il Meridione dalla presenza dei pagani, gli Arabi di Sicilia e dal giogo dell'errore, l'eresia del cristianesimo ortodosso di Puglia e Calabria.
La seconda metà dell'XI sec. fu l'inizio della fine del controllo politico di Bisanzio in Italia. Nel 1071 caddero Bari, sede del catapanato bizantino e Brindisi, porto di vitale importanza per i rapporti tra le due sponde dell'Adriatico. Otranto visse una serie di alterne e travagliate vicende, finché nel 1086, stanca di guerre ed assedi, cadde in mano ai nuovi ed indiscussi padroni del territorio. Favoriti dai Normanni giunsero e si radicarono in tutto il Mezzogiorno i monaci benedettini . Nel disegno politico normanno gli abati ed i religiosi dell'ordine rappresentano gli strumenti per legittimare i nuovi conquistatori agli occhi dell'aristocrazia e delle popolazioni da poco sottomesse. E' il preannuncio della stagione delle grandi cattedrali romaniche, fiore all'occhiello del patrimonio architettonico pugliese, simbolo di un potere nuovo e di un nuovo rapporto tra clero e fedeli.
A questo periodo di grandi cambiamenti appartengono monumenti quali la Cattedrale dell'Annunziata (edificata nel 1088 su modello benedettino) ed il Monastero di San Nicola di Casole (fatto edificare nel 1099 per volontà di Boemodo, Principe di Taranto e Antiochia) entrambe ad Otranto, la Cattedrale di Castro , la Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo di Lecce fatta edificare da Re Tancredi, Conte di Lecce alla fine dell'XII sec., la notevole Chiesa di San Mauro a Gallipoli degli inizi del XII sec. Accanto all'architettura sacra si consolidò anche quella militare, che vide il potenziamento di siti strategici già fortificati quali Otranto, Castro, Gallipoli e Lecce e portò ad un sostanziale spopolamento delle campagne e degli insediamenti rupestri per popolare centri di nuova costituzione, raccolti magari attorno ad una torre difensiva e successivamente cinti da circuiti murari (incastellamento). L'XI è anche il secolo di inizio delle controverse Crociate e dei mutati rapporti tra Oriente ed Occidente. Il Salento, data la sua posizione geografica, fu attraversato in lungo e in largo da crociati e monaci guerrieri, soldati e pellegrini, viandanti e gente di ogni specie che cercava in Terra Santa le risposte alle domande dello spirito, le tracce della vita di Cristo, la redenzione, ma anche fortuna e l'affrancamento da situazioni di miseria ed oppressione.
La dominazione normanna se da un lato fu esempio di convivenza fra culture e costumi diversi, dall'altro fu anche caratterizzata da congiure ed intrighi che costrinsero i vari Ruggero II, Guglielmo I il Malo e Guglielmo II il Buono a lottare contro i nemici esterni (il Papato, Bisanzio, le Città del Regnum ) e contro la nobiltà ed i potenti feudatari, interessati a ritagliare per se stessi maggiore autonomia dalla corte. A farne le spese furono soprattutto le popolazioni, vessate da violenze, saccheggi, vendette senza quartiere. Alla pacificazione del Regnum per opera del Malo è dedicata una delle opere più suggestive e celebri conservate nel Salento, il grande mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, realizzato dal Monaco Pantaleone tra il 1163 ed il 1165. Le minuscole tessere policrome raccontano allegoricamente la vittoria del grande re, celebrato come “Triumphator”, sui suoi nemici e la sconfitta degli imperatori bizantini.

Gli Svevi e Federico II.

La legge biblica del taglione utilizzata dal Malo per sedare le ribellioni e la politica di concessioni e mediazione intrapresa da Guglielmo II il Buono non valsero a riportare la pace nel regno. La situazione si aggravò ulteriormente nel 1189 quando il Buono morì senza successori. Legittima erede era Costanza, sorella minore del Malo e consorte di Enrico VI Hoenstaufen, figlio del Barbarossa. Nonostante il giuramento fatto ai due nuovi sovrani, gran parte dell'aristocrazia era contraria al sovrano tedesco. La scelta cadde pertanto su Tancredi Conte di Lecce, figlio naturale di Ruggero II o di un suo giovane figliolo, incoronato re nel 1190. La contesa tra Enrico VI e Tancredi si concluse nel 1194 con la morte di quest'ultimo. L'anno successivo Enrico VI riuscì a conquistare il regno con notevoli spargimenti di sangue e con l'inserimento di feudatari e nobili tedeschi nelle questioni locali. Ebbe inizio il periodo svevo. Morto nel 1197 Enrico e nel 1198 la moglie Costanza, il Regno delle Due Sicilie e quello tedesco passarono nelle mani del puer Apuliae , il meraviglioso Federico II , Re, Imperatore, Dotto, definito dai contemporanei stupor mundi (o Anticristo?).
Uomo di indubbio spessore politico e dalle incredibili qualità intellettuali Federico II si trovò ad affrontare la spinosa situazione ereditata dai predecessori. Alle spinte indipendentiste di alcune città e all'inviso centralismo rispose con concessioni e nuove leggi, ma seppe anche applicare i metodi violenti del monarca, facendo radere al suolo centri abitati, mura e castelli, elevando forche e pire per gli eretici. Figura quanto mai controversa, minacciato di scomunica dal Papa per aver più volte rimandato l'inizio di una nuova Crociata, nel 1228 siglò un accordo con il Sultano d'Egitto Malik- al- Kamil che concesse Gerusalemme, Betlemme e Nazareth ai cristiani, oltre ad uno sbocco sul mare. Ma i tempi non erano ancora pronti per siffatti esempi di mediazione e di alta maestria nella politica estera che fu ricompensata con scomuniche e tradimenti. Al 1231 risale il Liber Constitutionum Regni Siciliae , comunemente noto come Costituzioni Melfitane , un corpus di leggi e regolamenti di notevole modernità e di vaste vedute che riformavano completamente i vecchi ordinamenti giuridici, tanto che rimasero in vigore fino ai Borboni e furono sostituite solo dai codici napoleonici nel XVIII- XIX secolo dei quali anticipavano il principio di uguaglianza di tutti gli individui di fronte alla legge.
Le pressioni che giungevano dall'esterno, il riesplodere di contese e ribellioni all'interno spinsero Federico II a fortificare il regno, incrementando l'edilizia militare, ma anche quella sacra. Rimangono in Puglia a testimoniare quel periodo gemme architettoniche quali l'enigmatico Castel del Monte, i ruderi del Castello di Lucera e Fiorentino e, nel Salento, la notevole Torre federiciana di Leverano , fatta edificare verso il 1220 e parte integrante di un sistema difensivo che giungeva fino alla costa ionica.
La vicenda umana e politica di Federico II si concluse presso Castel Fiorentino il 13 dicembre 1250.

Gli Angioni.

A nulla valsero gli sforzi di Manfredi e di Corradino, rispettivamente figlio naturale e nipote di Federico II, di mantenere il controllo del Regno delle Due Sicilie. Il nuovo Papa Clemente IV invitò Carlo d'Angiò a prendere il controllo del Mezzogiorno e riportarlo sotto il controllo di Roma. Incoronato Re di Sicilia nel 1266, Carlo d'Angiò incontro e sconfisse le truppe di Manfredi presso Benevento. Nel 1268 fu la volta del giovane Corradino, sceso in Italia con l'obiettivo di raccogliere l'eredità sveva. Il 29 ottobre l'ultimo degli Svevi fu decapitato a Napoli.
Carlo d'Angiò con la conquista del Regno di Sicilia e con il titolo di Re di Gerusalemme era i più potente re cristiano. I suoi ambiziosi progetti lo portarono a concepire l'idea di conquistare anche il trono di Costantinopoli

 

 

"Rete Turistica della Grecìa Salentina"

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